Sinodalità

Per capire il lavoro che dovrà svolgere il Consiglio Pastorale è importante riflettere su alcune parole o verbi che ne connotano l’azione.
Cominciamo dalla parola sinodalità. Deriva da sinodo. Che cosa si intende con il termine “Sinodo”?
La parola greca synodus è composta da due termini che significano “syn” = “con” e “odos” = “strada” (strada con, strada insieme): da qui deriva l’accezione “camminare insieme”. Nel gergo comune si utilizza per indicare una forma di convegno o adunanza. Nel linguaggio ecclesiale indica un’assemblea che può essere a livello diocesano, nazionale o universale e che può coinvolgere sacerdoti, religiosi e laici.
Il termine “sinodalità” indica sia il cammino del popolo di Dio, ma anche il suo radunarsi in assemblea in ascolto reciproco e dello Spirito Santo o intorno all’Eucaristia. Ma soprattutto oggi – seguendo il pensiero di Papa Francesco – sta ad indicare l’atteggiamento proprio della comunità cristiana: pensare insieme, guardare insieme, decidere insieme. Chi fa questo? Il Papa, i Vescovi, i sacerdoti… ogni battezzato. Insieme.
L’icona evangelica esemplare per capire e vivere la sinodalità è certamente l’episodio dei discepoli di Emmaus narrato nel vangelo di Luca (24,13-35). I due discepoli cercano di capire insieme ciò che è accaduto, condividendo la loro esperienza, confrontandosi e discutendo.
Un cammino bello, ma non semplice. Come evidenzino alcuni pensieri che offro qui di seguito.
«Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (Papa Francesco).
«Per ‘camminare insieme’ è necessario che ci lasciamo educare dallo Spirito a una mentalità veramente sinodale, entrando con coraggio e libertà di cuore in un processo di conversione senza il quale non sarà possibile quella “continua riforma di cui essa [la Chiesa], in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno”» (Documento preparatorio Sinodo)
«Con Bergoglio la sinodalità viene designata come “stile” peculiare per la vita e la missione della Chiesa. L’approccio sinodale si inizia a declinare con il concetto di corresponsabilità, di impegno comune sulla scorta del passaggio evangelico di Matteo in cui Cristo ci dice “quando due o tre di voi sono riuniti nel nome del Padre che sta nei cieli io sarò con loro”…» (R. Repole)
Non dobbiamo disperdere la grande opportunità offerta dal sinodo della Chiesa universale: «La discussione in atto nella Chiesa non deve condurci a creare una “maggioranza”, ma una comunione di intenti, nella consapevolezza che l’unità non è uniformità ma condivisione attraverso la capacità di sintesi» (R. Repole)
«Se si intende realizzare nella Chiesa una vera e propria sinodalità, è evidente che la si potrà sperimentare solo quando il desiderato ‘camminare insieme’ del pastore con i fedeli consisterà nel procedere insieme fino a prendere, insieme, la decisione su ciò che si deve fare, e non un camminare insieme solo a metà strada, lasciando soli il parroco e il vescovo nel tratto ultimo, quello determinante di tutto il cammino, cioè quello della decisione» (S. Dianich)
«La sinodalità dovrebbe essere un invito alla sperimentazione di nuove vie a livello locale. In caso contrario, potrebbe ridursi a un antico ‘ascoltiamo tutti e poi decido io’. Non vorrei che fosse così» (Carlo Fantappiè).

don Lucio, parroco