La sosta. Per camminare insieme

Assemblea sinodale: il testo finale al voto il 25 ottobre
«L’Assemblea di martedì mattina (2 aprile, ndr) e le moltissime proposte di emendamento avanzate dai 28 gruppi richiedono un ripensamento globale del testo e non solo l’aggiustamento di alcune sue parti. Non è ancora maturo, va ripensato globalmente. Servono maggiore profondità, sintesi condivisa e coerenza col Sinodo universale…». L’ha detto mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, concludendo i lavori della seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, in Aula Paolo VI.

La crisi che si è aperta è invito al coraggio in un tempo storico che corre senza sosta, spesso travolgendo le vite di ciascuno e quelle ad esse collegate da diverse intensità relazionali, la Chiesa italiana si è data altro tempo per portare avanti lo specifico discernimento del Cammino sinodale nazionale iniziato nel 2021. Una scelta coraggiosa, frutto della passione per il Vangelo che dall’inizio ha caratterizzato questo viaggio sinodale che, nei momenti di maggiore pressione, quando tutto lasciava presagire distruttive bunasche, ha visto l’aria alleggerirsi grazie al soffio dello Spirito Santo, pronto a ricucire il disaccordo tra prospettive differenti ma docili alla comunione d’orizzonte. Lo svolgersi della Seconda Assemblea del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, conclusasi ieri, ha confermato quanto pronunciato dal Concilio Vaticano II con la Costituzione dogmatica Lumen Gentium: la Chiesa «è sostenuta dalla forza della grazia di Dio che le è stata promessa dal Signore, affinché per la umana debolezza non venga meno alla perfetta fedeltà ma permanga degna sposa del suo Signore, e non cessi, con l’aiuto dello Spirito Santo, di rinnovare se stessa, finché attraverso la croce giunga alla luce che non conosce tramonto» (LG 9). La “crisi” apertasi nella prima delle quattro giornate assembleari quella del 31 marzo -, attraverso la disapprovazione delle Proposizioni che avrebbero dovuto costituire la base per la redazione del testo finale da consegnare ai vescovi, non ha generato infatti una chiusura dei cuori e una negazione del cammino fatto, anzi. È stata la memoria di quanto condiviso e la certezza di quanto accomuna – la fede in Cristo e alla Chiesa – che ha permesso a ve scovi, laici, presbiteri, religiosi, consacrati di ritrovarsi nei gruppi di lavoro e provare a ripartire, impegnandosi nell’esercizio di quelle virtù – fede, speranza, carità – che devono contraddistinguere il cammino dei “santi; quella santità della Chiesa che i più di mille delegati presenti a Roma hanno professato all’altare della Confessione, nella Basilica di San Pietro: i primi cristiani si chiamavano semplicemente “i santi” «perché avevano la certezza che è l’azione di Dio, lo Spirito Santo che santifica la Chiesa», disse papa Francesco nell’udienza generale del 2 ottobre 2013. Ed è questa certezza che ha permesso alla Seconda Assemblea sinodale un confronto secondo parresia, nel segno cioè del coraggio della reciproca testimonianza, e dell’ascolto autentico, strumenti necessari perché la Chiesa di domani sia più bella, ma sempre Chiesa sposa di Cristo.

MARIANGELA PARISI, Referente regionale Cammino sinodale per la Campania, Avvenire 4/4/2025