Consigliare

Per il consigliare (e il consigliere) nella comunità, indico, tra le tante, quattro conseguenze.

1. La prima la ricavo da ciò che san Tommaso dice sul rapporto tra prudenza, dono del consiglio, beatitudine della misericordia. A mio avviso, il consigliere nella chiesa deve avere la comprensione amorevole delle complessità della vita in genere e della vita ecclesiastica in specie. I consiglieri e i Consigli, rigidi, senza misericordia, anche magari sotto il pretesto evangelico – lo richiede il Vangelo, dunque bisogna farlo! -, mancano di questa qualità fondamentale, che è la comprensione per la miseria umana, per la gradualità. Il consigliare non è un atto puramente intellettuale; è un atto misericordioso che tenta di guardare con amore l’estrema complessità delle situazioni umane concrete – parrocchie, decanati, chiesa, società civile, società economica -. Dobbiamo certamente affermare l’esigenza evangelica, che però, se è tale, è sempre compassionevole, incoraggiante, buona, umile, umana, filantropica, paziente.

Questa caratteristica del consigliare non la troviamo così di frequente nella chiesa. Talora, al contrario, conosciamo forme di consigliare, o anche di decidere, che mancano del tocco di umanità tipico di Gesù. Gesù sapeva adattarsi con amore alle situazioni, sapeva cogliere il momento giusto.

Se c’è l’attitudine misericordiosa, si evitano i tanti pseudoconflitti dei consigli pastorali parrocchiali – perché a nulla vale il manto della giustizia se non è accompagnato dalla virtù della prudenza – e si fa progredire l’organismo ecclesiastico.

2. Il consigliere nella comunità deve avere un grande senso del consiglio come dono. Essendo dono, va richiesto nella preghiera e non si può presumere di averlo. Essendo dono, dobbiamo avvicinarci ad esso con distacco, dal momento che non viene da noi ma ci è dato. Il consiglio non è un’arma di cui posso servirmi per mettere al muro altri; è un dono a servizio della comunità, è la misericordia dell’agire di Dio in me. Passa, è vero, per la mia razionalità – la prudenza è razionalità dell’agire -, però passa attraverso la mozione amorosa, rugiadosa, dello Spirito Santo, producendo sensibilità, fiducia, carità.

3. Parlando della eubolia, o capacità di ben consigliare, san Tommaso afferma che il consigliare è il momento della indagine e della creatività. Bisogna istruire la causa non rapidamente, esprimendo il primo parere che affiora alla mente, bensì indagando sulle situazioni, condizioni, soluzioni già date in altri luoghi. La creatività e il gusto dell’indagine per l’istruzione della causa sono dunque caratteristiche del consigliare.

Parecchi dei nostri consigli pastorali parrocchiali sbagliano su questo punto: propongono un tema, chiedono il parere dei singoli membri, ciascuno dice la prima idea che gli viene in mente, e poi si vede la maggioranza.

Istruire la causa significa domandarsi: qual è il problema? come lo comprendiamo? come è stato risolto altrove? Nelle congregazioni romane, ad esempio, che sono organi consigliatori per eccellenza e che vantano una lunghissima tradizione di consiglio al santo padre, ogni causa si istruisce accuratamente attraverso la cosiddetta ponenza: vengono incaricate una o più persone di preparare un dossier che serve ad andare a fondo di ciò di cui si tratta – quali le soluzioni già date, quali le possibili, quali le ragioni pro e contro. Non dunque una semplice raccolta di pareri, ma una istruzione di causa, che richiede indagine e creatività.

4. Infine, e concludo, vorrei sottolineare l’importanza della contemplazione del volto di Gesù e del volto della chiesa a cui si tende.

Se il decidere nella chiesa ha lo scopo di configurare sempre meglio il volto del suo Signore, dobbiamo contemplare il volto di Gesù e poi regolarci in conseguenza per il consigliare.

Sarebbe bello richiamare le pagine che hanno fatto storia nella nostra diocesi sul volto fraterno di parrocchia.

Le abbiamo proclamate ad Assago, come frutto di una delle aree e sono anche risonate spesso in questo CPD: l’immagine fraterna di chiesa che è un riflesso del volto di Gesù, lo scopo di tutto il cammino ecclesiale; costituire una comunione universale di fraternità che rifletta nel mondo il volto del Signore.

Carlo Maria Card. Martini, IL CONSIGLIARE NELLA CHIESA.

Avviso

La raccolta delle candidature e auto-candidature – nelle urne collocate alle porte della chiesa – si concluderà domenica 5 maggio.

Pertanto la domenica successiva (12 maggio) sarà resa nota la lista dei candidati alle elezioni per il rinnovo del CPCP (Consiglio Pastorale di Comunità Pastorale).

don Lucio, parroco